Proprio con un "grande" della musica vorrei ritornare a vivere un mio percorso contrassegnato da grande emozione, perché ogni parola che scrivo vuol dire dedicare un attimo ad un artista, ad una storia che mi ha regalato qualcosa.
Il grande in questione è Mr Pat Metheny, chitarrista jazz/fusion di fama mondiale , con alle spalle decine e decine di collaborazioni con altri mostri sacri della musica (Ornette Coleman,Micheal Breker, Jaco Pastorius, Antonio Onorato, Herbie Hancock etc etc)
Metheny è stato uno dei pochi musicisti ad aver portato il jazz ibridato con altri generi in contesti prima di allora sconosciuti : grande successo commerciale, concerti gremiti e addirittura location come i grandi stadi sempre pieni di gente entusiasta di ascoltare la "bellezza" di quelle particolari note.
Tutto potrebbe far pensare ad un abbassamento qualitativo dell'arte espressa, ma questo non vale per tutto il repertorio ( molto vasto, un vero stacanovista del pentagramma) del chitarrista statunitense.Per una volta critica e pubblico si sono uniti in una grande platea sognante.
Ed è proprio sperando di sognare che mi sono avvicinato all'ultima opera da me "scoperta": "Secret Story" del lontano 1992.Prima di sentire l'album ho provato una strana sensazione.Una sensazione di timore,come quella provato da un bambino prima di scartare un regalo: la sensazione di trovare un qualcosa ben al di sotto delle proprie aspettative.
Questo mio sentimento contrastante nasce sicuramente da tutto quello che avevo sentito precedentemente di Pat Metheny: splendidi affreschi sonori, grande affinità con il suo collaudato gruppo ( Pat Metheny Group ), viaggi continui sulle note della sua chitarra calda e pastosa.
Non volevo perdere tutto ciò...
Ma lo dico fin da ora, questa sensazione è stata quanto di più sbagliato da me provato negli ultimi tempi.Anzi l'album è splendido, andandosi a posizionare nei primi tre-quattro lavori del musicista.
In effetti è stato un sogno ascoltare l'intero album ( composto da ben 14 canzoni) trasmettendomi quella voglia "matta" di consumare il lavoro e di sezionarlo per studiarlo a fondo, nei più piccoli particolari.
Il sound come al solito non è possibile catalogarlo nel classico jazz per l'attitudine del chitarrista di uscire fuori dagli schemi prettamente jazzistici e per l'uso massiccio ma mai fuori posto di partiture elettroniche.
In definitiva il tutto è stato studiato con dovizia, rendendo tutto molto fluido e coeso, i tanti strumenti in gioco ( chitarre,tastiere, pianoforte, xilofono, batteria, vari tipi di fiati, basso elettrico, contrabasso, percussioni e altri strumenti) si riescono ad individuare singolarmente solo dopo molti ascolti approfonditi.
Questo può voler dire solo una cosa : l'intenzione del musicista di creare una onda sonora così compatta da poterci adagiare sicuri chiudendo gli occhi e vedere ciò che ha visto lui.E cioè grandi spazi,distese sconfinate in cui riusciamo ad ammirare l'immensità dell'orizzonte, grandi tramonti con una luce strappacuore, la natura così bella da farci rappacificare con il nostro io interiore.
Partendo dalla prima traccia (Above the Treetops) che ci introduce con un canto di più voci intrecciate fra di loro, interrotte da quella chitarra magica, per poi ripartire insieme ed entrare nella ben più ritmata e methenyana Facing West, passando per le canzoni centrali che danno questa sensazione di spazialità incontrastata (Finding and Believing, Rain River, Always and Forever, See the World, As a Flower Blossoms).
Il viaggio si conclude con l'introspezione, con il vedere dentro se stessi l'amore, un romanticismo in grado di commuovere per quanto imponente, una lacrima adagiata sulle ultime quattro canzoni (Antonia, The Truth Will Always Be, Tell Her You Saw Me, Not to Be Forgotten [Our Final Hour]).Anche la copertina,per me, con tutte queste immagine l'una accanto all'altra fa intendere che questo lavoro sia in parte nato dalla molteplicità di esperienze passate e confluite in un intenso estro.
Insomma un capolavoro della musica in generale....grazie Mr Metheny.
Mcfly
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