venerdì 7 dicembre 2007

ELECTRIC MILES

Il titolo del mio articolo si riferisce all'omonimo album composto dal trombettista forse più famoso della storia della musica : Miles Davis (1926-1991)
Quest'ultimo ha composto tra le tracce più belle dell'intero catalogo jazz di tutti tempi, ha venduto milioni di dischi alternando diversi stili espressivi per quanto riguarda il suono della sua tromba.
Questo è un punto da approfondire con attenzione, perché in qualche modo è la chiave di lettura che ci da la possibilità di entrare ( se pur minimamente ) nel genio e nella voglia di osare del nostro Davis. Si passa dallo stile Bebop degli inizi, al Cool ( con l' uscita di un altro grande album "Bags' Groove") , fino al free jazz, acid e modal suonati con sestetti e quintetti di assoluto valore ( in questi gruppi possiamo trovare gente "tosta" come Cannonball Adderley, John Coltrane,Bill Evans etc etc..)

Quindi come si può ben vedere, il trombettista statunitense non si è fatto mai mancare niente nella sua lunga e variegata carriera.
Molti critici musicali, hanno sempre riconosciuto un grande senso innovativo alle sue creazioni, considerandolo a ragione come uno dei musicisti più influenti del secolo scorso.

Tutto da ricordare e da amare, ma oggi voglio parlare di un ulteriore cambiamento ricercato da Davis: la famosa svolta elettrica.
"In a silent way" ( composto da sole due lunghe canzoni Shhh/Peaceful e In a Silent Way/It's About That Time di rispettivamente 18:00 e 19:56 minuti) fu pensato dopo subito dopo l'uscita di "Filles de Kilimanjaro "del 1969.
Il passaggio ad un suono più vicino al rock avvenne dopo poco, aiutato dalla casa discografica(Columbia) che produceva tutti i suoi lavori.
Infatti era il periodo che lo voleva: l'inizio dei '70 avrebbe portato un grande e nuovo impulso alla musica, dando una sterzata decisa da parte delle case discografiche verso il pubblico più giovane.
Quest'ultimo a sua volta, ascoltava molto più rock facendo rischiare l'eclissi del jazz più puro.

La Columbia spinse molto Davis a cambiare stile tanto da mettergli affianco i migliori musicisti della nuova onda jazz/rock: John McLaughlin, Herbie Hancock, Chick Corea ,Dave Holland e Joe Zawinul.
Davis accettò e scrisse l'album in questione, dando visibilità ai fenomeni sopracitati, cambiando aspetti fondamentali durante la registrazione( registrazioni multitraccia, pianoforte elettrico,organo, due bassi!!!, chitarre elettriche e acustiche) e togliendo la polvere da un genere quasi consumato dagli anni.
La prima traccia è splendida ( per me molto più decisa rispetto alla seconda), e si sente come gli strumenti vadano a cercare totale armonia con la tromba che ha sussulti improvvisi e pause "riflessive".Veramente importanti gli assoli del giovane McLaughlin, vero alter-ego di Davis.
Nella seconda traccia ( scritta dal recentemente scomparso Zawinul) si sente maggiormente la vena improvvisatoria del gruppo, è meno "studio" e più "genio", è una divagazione assolutamente scollegata dal tema centrale della canzone, ripreso vagamente durante lo svolgimento.
Ne uscì un lavoro sensazionale, con un buon numero di vendite,facendo mettere la base per la nascita di un nuovo genere: il fusion.

Negli anni successivi continuò a basare la sua produzione, con altri splendidi album, cercando la perfezione compositiva del suo personalissimo jazz/rock e andando a toccare perfino il funk.
Finisco con un paio di sue citazioni, e un ringraziamento al mio Ipod per ospitare ogni giorno almeno un lavoro di Miles Davis.

" Non suonare quello che c'è. Suona quello che non c'è "
"Perché suonare tutte queste note quando possiamo suonare solo le migliori?"

Mcfly

giovedì 6 dicembre 2007

UNA STORIA SEGRETA




Proprio con un "grande" della musica vorrei ritornare a vivere un mio percorso contrassegnato da grande emozione, perché ogni parola che scrivo vuol dire dedicare un attimo ad un artista, ad una storia che mi ha regalato qualcosa.

Il grande in questione è Mr Pat Metheny, chitarrista jazz/fusion di fama mondiale , con alle spalle decine e decine di collaborazioni con altri mostri sacri della musica (Ornette Coleman,Micheal Breker, Jaco Pastorius, Antonio Onorato, Herbie Hancock etc etc)

Metheny è stato uno dei pochi musicisti ad aver portato il jazz ibridato con altri generi in contesti prima di allora sconosciuti : grande successo commerciale, concerti gremiti e addirittura location come i grandi stadi sempre pieni di gente entusiasta di ascoltare la "bellezza" di quelle particolari note.

Tutto potrebbe far pensare ad un abbassamento qualitativo dell'arte espressa, ma questo non vale per tutto il repertorio ( molto vasto, un vero stacanovista del pentagramma) del chitarrista statunitense.Per una volta critica e pubblico si sono uniti in una grande platea sognante.

Ed è proprio sperando di sognare che mi sono avvicinato all'ultima opera da me "scoperta": "Secret Story" del lontano 1992.Prima di sentire l'album ho provato una strana sensazione.Una sensazione di timore,come quella provato da un bambino prima di scartare un regalo: la sensazione di trovare un qualcosa ben al di sotto delle proprie aspettative.

Questo mio sentimento contrastante nasce sicuramente da tutto quello che avevo sentito precedentemente di Pat Metheny: splendidi affreschi sonori, grande affinità con il suo collaudato gruppo ( Pat Metheny Group ), viaggi continui sulle note della sua chitarra calda e pastosa.

Non volevo perdere tutto ciò...

Ma lo dico fin da ora, questa sensazione è stata quanto di più sbagliato da me provato negli ultimi tempi.Anzi l'album è splendido, andandosi a posizionare nei primi tre-quattro lavori del musicista.

In effetti è stato un sogno ascoltare l'intero album ( composto da ben 14 canzoni) trasmettendomi quella voglia "matta" di consumare il lavoro e di sezionarlo per studiarlo a fondo, nei più piccoli particolari.

Il sound come al solito non è possibile catalogarlo nel classico jazz per l'attitudine del chitarrista di uscire fuori dagli schemi prettamente jazzistici e per l'uso massiccio ma mai fuori posto di partiture elettroniche.

In definitiva il tutto è stato studiato con dovizia, rendendo tutto molto fluido e coeso, i tanti strumenti in gioco ( chitarre,tastiere, pianoforte, xilofono, batteria, vari tipi di fiati, basso elettrico, contrabasso, percussioni e altri strumenti) si riescono ad individuare singolarmente solo dopo molti ascolti approfonditi.

Questo può voler dire solo una cosa : l'intenzione del musicista di creare una onda sonora così compatta da poterci adagiare sicuri chiudendo gli occhi e vedere ciò che ha visto lui.E cioè grandi spazi,distese sconfinate in cui riusciamo ad ammirare l'immensità dell'orizzonte, grandi tramonti con una luce strappacuore, la natura così bella da farci rappacificare con il nostro io interiore.

Partendo dalla prima traccia (Above the Treetops) che ci introduce con un canto di più voci intrecciate fra di loro, interrotte da quella chitarra magica, per poi ripartire insieme ed entrare nella ben più ritmata e methenyana Facing West, passando per le canzoni centrali che danno questa sensazione di spazialità incontrastata (Finding and Believing, Rain River, Always and Forever, See the World, As a Flower Blossoms).

Il viaggio si conclude con l'introspezione, con il vedere dentro se stessi l'amore, un romanticismo in grado di commuovere per quanto imponente, una lacrima adagiata sulle ultime quattro canzoni (Antonia, The Truth Will Always Be, Tell Her You Saw Me, Not to Be Forgotten [Our Final Hour]).Anche la copertina,per me, con tutte queste immagine l'una accanto all'altra fa intendere che questo lavoro sia in parte nato dalla molteplicità di esperienze passate e confluite in un intenso estro.

Insomma un capolavoro della musica in generale....grazie Mr Metheny.


Mcfly

giovedì 29 novembre 2007

Riepilogo della settimana


Ogni settimana io e Mcfly forniremo l'elenco delle canzoni proposte durante la settimana con le informazioni principali sui brani. Saremo felici di leggere commenti, giudizi, opinioni o tutto quello che vi passa per la testa riguardo le canzoni. Vi preghiamo di lasciarli in questi post che noi inseriremo ogni settimana. Enjoy


ARTISTA - CANZONE - ALBUM - ANNO - PROPOSTA DA


Travis - The umpty dumpty lovesong - The Invisible Band - 2001- Eithel
Santana - Jingo - Santana - 1969 - Mcfly
Radiohead - No surprises - OK Computer - 1997 - Eithel
Air - Mer du Japon - Pocket Symphony - 2007 - Mcfly
Dave Matthews Band - Ants marching - Under the Table and Dreaming -1994 - Eithel
Sting - Fragile - Nothing Like the Sun - 1987 - Mcfly
Bloc Party - Banquet- Silent Alarm - 2005 - Eithel

Eithel

domenica 25 novembre 2007

TOP GUN



Era il 1986 quando uscì il film che diede il decisivo impulso alla carriera di un giovane attore belloccio ma con ancora molto da dimostrare dal punto di vista recitativo: Tom Cruise.

Il film in questione fu Top Gun ( girato da Tony Scott) , uno dei più classici action movie mai girati e di più alto gradimento per il pubblico.La trama narra la difficile competizione tra i papabili candidati a diventare i migliori piloti della United States Navy Fighter Weapons School ( chiamata dai più Top Gun).
Tra questi c'è il protagonista "Maverick" , interpretato ottimamente da Cruise , che fa coppia in volo e sui banchi della scuola con "Goose" ( Anthony Charles Edwards ).
Le caratteristiche principali di Maverick sono l'immenso talento nel volo e nel combattimento a magliaia di piedi d'altezza ma anche un forte senso d'indisciplina verso le autorità.

Questo porterà ad evidenti problemi ,con scontri più o meno accessi , con un altro "grande" di questa pellicola: "Iceman" interpretato da Val Kilmer.
Lo sparring partner principale della pellicola però è l'azione pura: grande merito che va riconosciuto al regista è quello di aver avuto sin da subito l'intenzione di puntare l'attenzione rivolta verso il cielo.
In questo grande campo d'addestramento e di futura battaglia sono state girate tra le più belle ed virtuose scene dedicate all'aviazione.

Nessun effetto con il computer e nessun ritocco digitale: tutto è stato riposto nelle abili mani di stuntman e di veri piloti della aeronautica, facendoci toccare con mano le difficoltà ma anche il grande coraggio dei personaggi, che sfidando la gravità, duellano a colpi di manovre spettacolari.
Lo schema del film comunque è molto "classico" e non si discosta molto da altri action movie:
caratterizzazione dell'eroe, scontro con antagonista/i, storia d'amore, difficoltà nel raggiungere l'obbiettivo (primeggiare sempre e comunque), svolgimento della missione finale ed epilogo.

In sé il film, quindi, non è assolutamente originale ed anzi questo aspetto non può che far storcere il naso ai puristi della settima arte.
Ma il tutto è condito con quel pizzico di magia che solo poche pellicole possono ancora dare: il machismo rilasciato a profusione da Maverick (non a caso la sua interpretazione fu molto apprezzata dal pubblico adolescenziale in particolare quello femminile), la presunta efficienza dell'aeronautica militare americana e il grande fascino dato dal duro addestramento della scuola già più volte citata.

Quattro-cinque anni dopo l'uscita, ancora piccolo vidi la pellicola e rimasi totalmente affascinato dalla magia volutamente creata dai produttori e dal regista.Mio obbiettivo principale era quello di emulare nella realtà le gesta di quei piloti.
Ed è stato proprio questo il grande obbiettivo che mosse l'intero progetto: cercare di arruolare più ragazzi possibili nei vari corpi militari.
E ci riuscirono appieno avendo conseguito il più alto tasso di partecipazione dopo Pearl Harbor.

Inoltre da non sottovalutare, come elemento di sicuro appeal per chi ancora non ha visto il film, è la presenza di giovani attori poi successivamente diventati famosi (Kelly McGillis su tutti) , e la colonna sonora con due canzoni che svettano : " Anthem " di Harold Faltermeyer/Steve Stevens e "Take My Breath Away" dei Berlin (vincitrici di un Oscar come miglior colonna sonora).

Insomma da vedere..rivedere chissà quante volte!


Mcfly

venerdì 23 novembre 2007

L'ULTIMO CAVALIERE - LA TORRE NERA EP 1


Finalmente ho sfatato un tabù che da troppo tempo mi bloccava la possibilità di entrare, attraverso le parole di Stephen King, in un mondo magico che tanto assomiglia alle mie fantasie più nascoste.Sto parlando della serie della Torre Nera composta da ben 7 libri tutti ristampati dalla Sperling & Kupfer. Il mio vero cruccio, fino ad ora , era stato quello di rifiutare una lettura così tanto complessa e ricca di volumi.In cuor mio sapevo che mi sarebbe piaciuto vivere questa nuova "avventura" ma proprio questa spinta che sentivo dentro, mi poneva dei paletti all'acquisto del primo libro.

Insomma dovevo sentirmi preparato totalmente, non affrettare i tempi e così è stato.Ed ho fatto bene perché sono sicuro che leggere questo primo libro 10 anni fà non mi avrebbe preso del tutto come lo sta facendo adesso.

Sento dentro di me che sta nascendo quell'emozione che pochi altri opere culturali ( dischi, film, libri) portando la storia stessa ad un livello d'approfondimento che spero possa continuare anche dopo la fine della lettura.

Forse esagererò, avendo letto solo il primo libro ( l'Ultimo Cavaliere...), ma il talento visionario di King ha ormai aperto una breccia dentro di me.Adesso andrò più nello specifico della storia(cercando di non svelare elementi troppo determinanti) e darò spazio anche a quelle altre opere da cui a tratto ispirazione lo scrittore.


L'opera è stata scritta in due fasi distinte della vita del dello scrittore: il primo ciclo creativo ( composto dai primi 4 libri) scritto in gioventù , il secondo invece (composto dagli ultimi 3) scritto dopo l'incidente automobilistico che lo stavo rendendo paralizzato ( 1999).Il filo conduttore che lega i 7 libri sono le vicende che riguardano il pistolero Roland di Gilead alla ricerca dell'altra protagonista della storia: La Torre nera. Proprio il mondo descritto e dove si svolge fino ad ora la vicenda è impregnato di elementi mai riscontrati tutti insieme in altri romanzi da me letti: il fantasy, l'horror, il western e la fantascienza.Proprio questa commistione di elementi, potenzialmente pericolosi messi tutti insieme, ha portato una ventata di "epica" alla narrazione, facendomi visualizzare nelle mia mente immagini di altri due capolavori come Il Signore degli Anelli (il libro) e Il Buono il Brutto e il Cattivo.

Da quest'ultimi, lo scrittore, ha preso molta ispirazione(come si evince da una ficcante introduzione aggiunta nella ristampa del 2003).

La trilologia dell' anello è sempre stata un ossessione per l'autore, sia per la potenza narrativa e sia per la sempre verde lotta fra il bene e il male.Invece il film lo rese da subito totalmente affascinato dalle ambientazioni desertiche, dalla drammaticità e dalla caratterizzazione così forte dei protagonisti.

Tutto queste caratteristiche si ritrovano già all'interno del primo libro che da una descrizione del personaggio principale sul suo passato e da una prima chiarimento ( comunque ancora molto vago ) sul motivo per il quale tenta disperatamente di trovare e violare la Torre.
I dialoghi sono quasi sempre azzeccati, e le descrizioni dei combattimenti sono appropriati dando al lettore una sensazione di smarrimento dovuta alla mancata conoscenza di alcuni aspetti fondamentali.Quest'ultimi vengono rilasciati durante il dipanarsi della storia, chiarendo alcuni punti e sviando l'attenzione su altri, ma sempre con molta parsimonia.

Anche questo porta il lettore a "mangiare" le pagine per scoprire, per capire, per trovare anch'esso il motivo di tanto mistero.Personaggi bizzarri, creature pericolose, donne affascinanti e pericolose, bambini provenienti da altri mondi , magia e piombo, sogni cosmici e citazioni di altre opere (e molto altro..) fanno da sfondo al tutto.

In definitiva non incominciate la lettura se non ne siete convinti,perché vi prenderà anima e corpo, lottando accanto a Roland per andare avanti, per scoprire , per dare una risposta......vivendo intensamente, molto intensamente......
ps: Sono usciti in Italia anche la trasposizione in fumetto (Marvel) di alcuni aspetti della vita Roland.Dalle origini fino alla ricerca della torre. Il nome della collana è La nascita del pistolero.

Mcfly

giovedì 15 novembre 2007

Dailysongs


Ciao a tutti, questo mio primo (e forse ultimo...) post è per annunciare l'innesto nel blog di una sezione nella quale io, Eithel , insieme a Mcfly proporremo a chi vorrà seguirci una canzone al giorno per deliziarvi (speriamo) con un pò di buona musica e magari farvi conoscere qualche pezzo solitamente meno conosciuto. Sul lato destro della pagina potrete trovare questa sezione dalla quale sarà possibile ascoltare in streaming la canzone da youtube grazie a un piccolo riquadro che comparirà nella pagina. Sperando di accalappiare anche un minimo pubblico, buon ascolto a tutti...
Eithel

60 PAGINE DI CERVELLO..



Secche,veloci,geniali.

Sono questi gli appellativi che più facilmente mi sgorgano dalla mente pensando al penultimo libro letto e che qui analizzerò: "Il Problema Della Cella N° 13".


Questo piccolo romanzo scritto nel 1905 (gli appellativi così galanti sono riferiti alle pagine che compongono l'opera ) da Jacques Futrelle ( 1875-1912) mi ha particolarmente coinvolto.Ma andiamo per gradi.

Intanto bisogna fare una disamina sull'autore.

Nato in Georgia da una famiglia di chiare origini ugonotte, l'autore ha sempre sentito dentro di se la grande spinta creativa nello scrivere e nel vivere l'arte a 360°.


Nei primi anni del '900 di dilettò (anche per affinare il suo stile così conciso e preciso ) nel giornalismo lavorando per testate di valore come il Boston Post, il New York Herald e il Boston American.

Il mestiere del giornalista era solo un ripiego per una grande mente come la sua, sapeva dentro di se che avrebbe potuto osare molto di più, cercando nella sua fantasia e nella sua intelligenza un personaggio da poter far vivere tra carta e inchiostro.


La classica lampadina si accese nel 1905 con la pubblicazione a puntate sul Boston American delle "mirabolanti" avventure del professore Van Dusen, soprannominato "La macchina pensante".

Proprio tra queste avventure andiamo a ritrovare il romanzo che mi ha spinto con tanto impeto a scrivere questo articolo.

"Il problema della cella n° 13" è un racconto (di sole 60 pagine..), ambientato nel carcere di massima sicurezza di Chilsholm, che si basa su una scommessa tanto folle quanto affascinante: La macchina pensante sarebbe stata rinchiusa nell cella n° 13 con l'obbiettivo di uscire entro una settimana solo con l'uso dell'intelletto.


Quest'ultimo è il grande protagonista della vicenda: tutto ruota intorno all'osservazione maniacale di ogni particolare, ai vari depistaggi atti a distogliere l'attenzione dei secondini, alle varie elucubrazioni del protagonista per cercare di scardinare i meccanismi di una prova praticamente impossibile.

Ma il motto del professore, quindi anche dell'autore , è che l'uso dell'intelligenza e una forte dose di perseveranza non possono che portare al superamento di qualsiasi prova.


Tutto è calibrato perfettamente nel romanzo, nulla è fuori posto , gran cura dell'aspetto logico per quanto riguarda la ricerca della soluzione e grande è la cura riposta nell'uso della suspense.

Quest'esordio,all'epoca, fu talmente ben accettato che il giornale decise di assegnare una somma in denaro a chi fosse riuscito a scoprire il più velocemente possibile la soluzione.


Fu un piccolo caso letterario, che l'autore non riuscì a godersi appieno.

Infatti Futrelle cercò nuova ispirazione e nuovi editori nella vecchia Europa.

Dopo poco tempo, preso da una forte nostalgia di casa ( con annessi figli ) decise di ritornare indietro sfruttando la prima , sensazionale , traversata oceanica da parte del Titanic.

Inutile dire come andò....Posso solo menzionare l'immagine ultima vivida negli occhi della sopravvissuta moglie: non più in grado di salvarsi, Futrelle decise di fumarsi una sigaretta sul ponte già inclinato della nave.


Un ultima immagine d'altri tempi che comunque fa capire di che personaggio stiamo parlando.

L'opera è pubblicata dalla Polillo editore.

Fidatevi...Buona lettura.


Mcfly