giovedì 15 novembre 2007

60 PAGINE DI CERVELLO..



Secche,veloci,geniali.

Sono questi gli appellativi che più facilmente mi sgorgano dalla mente pensando al penultimo libro letto e che qui analizzerò: "Il Problema Della Cella N° 13".


Questo piccolo romanzo scritto nel 1905 (gli appellativi così galanti sono riferiti alle pagine che compongono l'opera ) da Jacques Futrelle ( 1875-1912) mi ha particolarmente coinvolto.Ma andiamo per gradi.

Intanto bisogna fare una disamina sull'autore.

Nato in Georgia da una famiglia di chiare origini ugonotte, l'autore ha sempre sentito dentro di se la grande spinta creativa nello scrivere e nel vivere l'arte a 360°.


Nei primi anni del '900 di dilettò (anche per affinare il suo stile così conciso e preciso ) nel giornalismo lavorando per testate di valore come il Boston Post, il New York Herald e il Boston American.

Il mestiere del giornalista era solo un ripiego per una grande mente come la sua, sapeva dentro di se che avrebbe potuto osare molto di più, cercando nella sua fantasia e nella sua intelligenza un personaggio da poter far vivere tra carta e inchiostro.


La classica lampadina si accese nel 1905 con la pubblicazione a puntate sul Boston American delle "mirabolanti" avventure del professore Van Dusen, soprannominato "La macchina pensante".

Proprio tra queste avventure andiamo a ritrovare il romanzo che mi ha spinto con tanto impeto a scrivere questo articolo.

"Il problema della cella n° 13" è un racconto (di sole 60 pagine..), ambientato nel carcere di massima sicurezza di Chilsholm, che si basa su una scommessa tanto folle quanto affascinante: La macchina pensante sarebbe stata rinchiusa nell cella n° 13 con l'obbiettivo di uscire entro una settimana solo con l'uso dell'intelletto.


Quest'ultimo è il grande protagonista della vicenda: tutto ruota intorno all'osservazione maniacale di ogni particolare, ai vari depistaggi atti a distogliere l'attenzione dei secondini, alle varie elucubrazioni del protagonista per cercare di scardinare i meccanismi di una prova praticamente impossibile.

Ma il motto del professore, quindi anche dell'autore , è che l'uso dell'intelligenza e una forte dose di perseveranza non possono che portare al superamento di qualsiasi prova.


Tutto è calibrato perfettamente nel romanzo, nulla è fuori posto , gran cura dell'aspetto logico per quanto riguarda la ricerca della soluzione e grande è la cura riposta nell'uso della suspense.

Quest'esordio,all'epoca, fu talmente ben accettato che il giornale decise di assegnare una somma in denaro a chi fosse riuscito a scoprire il più velocemente possibile la soluzione.


Fu un piccolo caso letterario, che l'autore non riuscì a godersi appieno.

Infatti Futrelle cercò nuova ispirazione e nuovi editori nella vecchia Europa.

Dopo poco tempo, preso da una forte nostalgia di casa ( con annessi figli ) decise di ritornare indietro sfruttando la prima , sensazionale , traversata oceanica da parte del Titanic.

Inutile dire come andò....Posso solo menzionare l'immagine ultima vivida negli occhi della sopravvissuta moglie: non più in grado di salvarsi, Futrelle decise di fumarsi una sigaretta sul ponte già inclinato della nave.


Un ultima immagine d'altri tempi che comunque fa capire di che personaggio stiamo parlando.

L'opera è pubblicata dalla Polillo editore.

Fidatevi...Buona lettura.


Mcfly

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